HAITI: “Vilaj Italyen”

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  • DataMaggio 31, 2019

Il terribile terremoto che ha colpito il paese il 12 gennaio 2010, ha azzerato tutta l’opera che Suor Marcella aveva, con fatica e tenacia, realizzato nei suoi primi anni nel paese.

Dopo questo tragico evento ha preso forma il progetto “Villaggio Italiano” – in creolo “Vilaj Italyen” – un’oasi di case in muratura, con un ambulatorio, una mensa per i bambini, acqua potabile, latrine e perfino un campetto da calcio. Con l’aiuto di molte ONG e ONLUS italiane – tra cui la Fondazione Patrizia Nidoli – è stato realizzato tale progetto che comprende:

 

  • costruzione di 122 casette in muratura (in sostituzione alle baracche fatiscenti), abitate da altrettante famiglie (circa 1.000 persone), che compongono il nucleo del Vilaj Italyen;

 

  • un poliambulatorio (in sostituzione all’ambulatorio distrutto dal terremoto) con sala pediatrica, dentista, accompagnamento alla gravidanza, pronto soccorso e assistenza ai bambini malnutriti con 37 posti letto;

 

  • un refettorio sociale che ogni giorno offre un pasto a circa 350/400 bambini e che nei momenti non conviviali è utilizzato anche come sala di incontri per grandi e piccini, come aula per l’alfabetizzazione degli adulti e per le attività educative dei più piccoli;

 

  • progetto “Sorella Acqua”, ovvero dotare il quartiere di un punto di distribuzione acqua potabile che eroga fino a 30.000 litri d’acqua al giorno;

 

  • costruzione 4 batterie di latrine;

 

  • una scuola “Regina della pace”;

 

  • un parchetto e un campetto giochi.

La Fondazione Patrizia Nidoli Onlus, ha voluto aiutare gli abitanti di Waf Jeremie, oltre che a tornare alla normalità pre-terremoto, a migliore la qualità delle condizioni di vita delle persone che vivono in quel luogo, soprattutto di quelle dei bambini. Del resto, la Fondazione Patrizia Nidoli ha sostenuto attivamente parte di questo progetto, inserendosi con il suo contributo ed il suo apporto nella costruzione di Vilaj Italyen da parte di Suor Marcella.

In una realtà quale quella di Haiti l’unica possibilità, a nostro avviso, di sostenere la popolazione e la ricostruzione non solo delle abitazioni, ma anche, di conseguenza, di un popolo, era quella di affiancarsi a qualcuno che conoscesse profondamente la realtà, che condividesse i nostri principi e che partisse da un bisogno reale, senza importare strumenti e metodologie lontanissime dalla popolazione haitiana, ma rispettando i valori, gli usi ed i costumi della gente del posto.

Un altro aspetto che ci convince totalmente del sostegno a Suor Marcella è la sua attenzione e totale dedizione alle persone che incontra. Diversi ragazzi, per esempio, nel corso degli anni si sono affezionati a lei, e lei, nel tempo, li ha accompagnati in un percorso educativo e formativo che ha cambiato le loro persone e che, ora, a catena, sta cambiando altre persone fino a raggiungere gli ultimi del quartiere di Waf Jeremie, che contiene circa 300.000 abitanti.

Se non c’è nessuno che propone una possibilità di speranza a questa gente, il cambiamento rimane un’utopia. E’ emozionante leggere dai diversi quotidiani nazionali e internazionali come Suor Marcella abbia tenuto con sé molti di questi ragazzi nelle sue giornate di lavoro nella baraccopoli ed ognuno, in base alle sue caratteristiche, abbia trovato uno spazio ed una possibilità di crescita personale e lavorativa.

Qualcuno, per esempio, è potuto venire in Italia per un periodo di tempo ed ha avuto la possibilità di fare uno stage all’interno di un azienda ospedaliera della nostra zona per poi rientrare ad Haiti più preparato e capace di sostenere i suoi connazionali in stato di difficoltà.